ADDIO TESSERA SANITARIA GRATUITA: LA SALUTE DIVENTA UN LUSSO?

12.04.2025
Dal 2025, per molti cittadini in Italia, curarsi non sarà più un diritto garantito, ma una spesa da affrontare. È questa la notizia che ha fatto sobbalzare milioni di persone: la tessera sanitaria, il documento che apre le porte alla sanità pubblica, non sarà più gratuita per tutti. Alcuni dovranno pagarla, anche fino a 2.000 euro all’anno.

Una cifra che fa tremare i polsi, soprattutto per chi vive ai margini del sistema. I destinatari di questa nuova norma sono chiari: stranieri senza permesso di soggiorno, residenti stranieri senza copertura sanitaria, studenti internazionali, persone alla pari, e lavoratori autonomi extracomunitari. Categorie spesso già in difficoltà, che ora si trovano davanti a un muro ancora più alto.

I numeri parlano chiaro:

Gli studenti stranieri dovranno versare almeno 700 euro l’anno.

Per i lavoratori autonomi extracomunitari, la cifra può toccare i 2.000 euro.

In alternativa, si dovranno affidare a costose assicurazioni private.

La salute come abbonamento mensile?
Fino ad oggi bastava essere regolarmente residenti o soggiornanti per ricevere la tessera sanitaria. Era gratuita, spedita a casa. Dietro quel piccolo rettangolo blu, c’era un mondo: visite, farmaci, pronto soccorso, esami, cure specialistiche. Adesso quel mondo rischia di chiudersi per chi non ha i mezzi per pagare.

Il governo dice che è una misura necessaria per “razionalizzare” il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e recuperare risorse. Ma a quale costo umano?
Secondo un recente studio del CENSIS, già oggi più di 11 milioni di italiani rinunciano a cure mediche per motivi economici o per le liste d’attesa troppo lunghe. Con questa nuova misura, quanti altri resteranno fuori?

Le disuguaglianze aumentano
Le associazioni che operano sul territorio lanciano l’allarme: “Stiamo tornando a una sanità a due velocità. Chi può permettersi un’assicurazione, si cura. Chi non può, aspetta o rinuncia”.
Lo vediamo già nei pronto soccorso pieni, nei pazienti che fanno file di ore, nei malati cronici che non trovano posto per una visita specialistica.

In alcune regioni, i ticket sanitari sono già troppo alti. A tutto questo si aggiunge ora il contributo per la tessera sanitaria. È un altro segnale pericoloso: la salute sta diventando un bene di lusso. Eppure, la Costituzione Italiana, all’articolo 32, è chiarissima: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.”

Dalla parte di chi resta indietro
Non si può far cassa sulla pelle di chi ha meno. Serve una riforma, sì, ma che parta dalla trasparenza, dalla lotta agli sprechi, dalla digitalizzazione dei servizi e dal potenziamento delle strutture pubbliche. Non tagliando i diritti a chi già lotta per restare a galla.

La domanda da farsi è semplice: vogliamo davvero un Paese dove per curarsi bisogna pagare un abbonamento, come fosse Netflix?
Oppure vogliamo difendere quel principio sacrosanto che ci rende una società giusta e solidale: la salute è un diritto, non un privilegio?

Pensiamoci, prima che sia troppo tardi.
Michele Interrante- Articolista
Tutti i diritti riservati 2024
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia