IL FUTURO DELLE PENSIONI: UNA GENERAZIONE SENZA PROSPETTIVE?

12.10.2024
Oggi ci troviamo davanti a una sfida di proporzioni storiche: il futuro previdenziale dei giovani. Secondo le ultime stime dell'Istat, i lavoratori di oggi si troveranno costretti a lavorare fino a 70 anni per garantire la sostenibilità del sistema pensionistico italiano. Questa previsione, per quanto possa sembrare distante o ipotetica, è in realtà un segnale d’allarme che non possiamo permetterci di ignorare.

I numeri non mentono.

Attualmente, l'età pensionabile in Italia è di 67 anni, ma proiettando le tendenze attuali sul futuro, i giovani lavoratori di oggi potrebbero ritrovarsi a dover attendere fino a 70 anni per poter andare in pensione. Questo è il risultato di vari fattori combinati: l’invecchiamento della popolazione, il calo demografico e un sistema previdenziale che si regge su una base sempre più fragile.

Secondo dati recenti dell'Istat, nel 2023 il tasso di fertilità in Italia è sceso ulteriormente a 1,24 figli per donna, uno dei più bassi d’Europa. Questo significa che nel prossimo futuro ci saranno sempre meno lavoratori attivi a sostenere il crescente numero di pensionati. Il rapporto attuale di 3,2 lavoratori per ogni pensionato si ridurrà drasticamente nei prossimi decenni, aggravando ulteriormente il peso del sistema pensionistico.

E non è solo una questione di numeri. Il calo della natalità si traduce anche in una forza lavoro meno dinamica e innovativa, con conseguenze dirette sulla capacità del Paese di crescere economicamente. Se il Pil non cresce, le risorse a disposizione per garantire le pensioni diminuiscono, innescando un circolo vizioso.

Che cosa ci aspetta?

Se non si interviene, il futuro delle nuove generazioni rischia di essere caratterizzato da un lavoro precario, lunghi anni di contributi versati e una pensione insufficiente a garantire una vita dignitosa. Già oggi, si stima che i giovani che entreranno nel mondo del lavoro con contratti precari, o con interruzioni significative nella loro carriera, avranno pensioni inferiori del 20-30% rispetto alle generazioni precedenti.

In un simile scenario, la prospettiva di una pensione diventa sempre più un miraggio per molti giovani. Le disuguaglianze generazionali si acuiranno, creando una frattura tra chi è riuscito a beneficiare di un sistema pensionistico più generoso e chi si troverà a pagare il prezzo di un sistema al collasso.

Cosa possiamo fare per cambiare rotta?

L'Italia ha bisogno di un serio piano di riforme strutturali. Innanzitutto, è indispensabile promuovere politiche che incentivino la natalità, come un miglioramento del welfare familiare, sgravi fiscali e supporto concreto alle giovani coppie. Senza un'inversione di tendenza demografica, ogni tentativo di riformare il sistema pensionistico sarà vano.

In parallelo, è cruciale rilanciare l'occupazione giovanile e la qualità del lavoro. Incentivare la formazione continua e investire in settori ad alta innovazione tecnologica permetterebbe ai giovani di inserirsi nel mercato del lavoro in modo più stabile e produttivo, aumentando così il gettito contributivo. Solo una crescita economica robusta può sostenere il peso del sistema previdenziale.

Infine, è urgente riformare il sistema pensionistico stesso, rendendolo più equo e sostenibile. Questo significa ripensare i meccanismi di calcolo delle pensioni, ridurre gli squilibri tra pubblico e privato, e garantire un sistema che non penalizzi eccessivamente i giovani lavoratori precari.

Conclusioni

Se non facciamo nulla, il destino dei giovani sarà quello di lavorare più a lungo per ricevere pensioni sempre più ridotte, in un contesto di crescente disuguaglianza. Il futuro del sistema previdenziale italiano è strettamente legato alla capacità del Paese di rimettere in moto la crescita economica e affrontare il declino demografico. Dobbiamo agire ora, con coraggio e visione, per garantire ai giovani un futuro più equo e sostenibile.

Michele Interrante- Articolista
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