IMPATTO DELLE NUOVE SANZIONI ALLA RUSSIA SULL'ITALIA

14.03.2025
Oggi analizziamo la decisione dell’amministrazione Trump di inasprire le sanzioni sui settori petrolifero, del gas e bancario russo e il loro impatto sull’economia italiana e sulla vita quotidiana dei cittadini.

Un colpo all’import di energia e all’industria italiana

L’Italia è storicamente uno dei maggiori importatori di gas russo. Sebbene negli ultimi anni il nostro Paese abbia diversificato le fonti di approvvigionamento, aumentando le importazioni da Algeria, Azerbaijan e Stati Uniti, la Russia resta ancora un fornitore importante. L’inasprimento delle sanzioni potrebbe generare le seguenti conseguenze:

1. Aumento del prezzo del gas – Se le transazioni con le banche russe diventano più difficili, l’acquisto di gas potrebbe subire rallentamenti, causando un rialzo dei prezzi dell’energia. Secondo l’International Energy Agency (IEA), l’effetto potrebbe portare a un aumento fino a 5 dollari al barile per il petrolio, con ripercussioni dirette anche sul prezzo del gas naturale.


2. Costi maggiori per le imprese – Le industrie italiane che dipendono da energia e materie prime russe, come il settore chimico, siderurgico e manifatturiero, vedrebbero un incremento dei costi produttivi, con il rischio di riduzione della competitività e possibili perdite di posti di lavoro.


3. Caro bollette per le famiglie – Il costo più elevato dell’energia si tradurrebbe direttamente in bollette più alte per luce e gas, incidendo soprattutto sulle fasce di popolazione a basso reddito e sulle piccole imprese.

L’impatto su export e sistema bancario

L’Italia ha una forte presenza nel mercato russo in settori chiave come moda, automotive, agroalimentare e macchinari industriali. Le nuove restrizioni sulle banche russe potrebbero:

Bloccare pagamenti e transazioni – Le imprese italiane che esportano in Russia potrebbero trovarsi in difficoltà nel ricevere pagamenti, rallentando le loro operazioni e aumentando i rischi di mancati incassi.

Perdite nel settore bancario – Alcuni istituti italiani, come Intesa Sanpaolo, hanno rapporti con la Russia. Se il sistema di pagamento statunitense diventa inaccessibile, anche le banche italiane potrebbero subire contraccolpi.

L’effetto sui prezzi e sull’inflazione

Con un possibile aumento del costo dell’energia, delle materie prime e delle difficoltà commerciali con la Russia, è probabile che l’inflazione in Italia subisca una nuova impennata. Questo scenario potrebbe tradursi in:

Aumento del costo dei trasporti e della logistica, incidendo sui prezzi dei prodotti alimentari e di largo consumo.

Maggiore difficoltà per le imprese italiane ad accedere al mercato russo, con il rischio di perdita di quote di mercato a favore di competitor cinesi o turchi, che potrebbero approfittare della situazione.

cosa ci aspetta?

Le nuove sanzioni volute da Trump rischiano di complicare ulteriormente la situazione economica italiana, aumentando il costo dell’energia, colpendo le esportazioni e favorendo un rialzo dell’inflazione. L’Italia dovrà muoversi con attenzione, cercando di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e tutelare le proprie imprese sul mercato globale.

Resta da vedere quale sarà la risposta dell’Unione Europea e se verranno varate misure per proteggere i paesi membri dagli effetti collaterali di questa escalation.

L'inasprimento delle sanzioni contro la Russia, in particolare nei settori petrolifero, del gas e bancario, rappresenta una sfida significativa per l'Italia, data la storica dipendenza energetica dal paese. Tuttavia, negli ultimi anni, l'Italia ha compiuto sforzi notevoli per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico, riducendo la quota di gas importato dalla Russia dal 40% pre-conflitto a livelli minimi attuali. 

Resilienza dell'economia italiana alle sanzioni

Le sanzioni hanno avuto un impatto diretto limitato sull'export italiano verso la Russia. Secondo un rapporto di Confindustria, il blocco ha riguardato circa 686 milioni di euro di vendite, pari all'8,9% dell'export italiano verso la Russia e allo 0,15% dell'export totale. Tuttavia, le ripercussioni indirette, come l'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, hanno influenzato l'economia italiana in misura più ampia. 

Sostegno del governo Meloni all'Ucraina e alla Commissione Europea

Il governo guidato da Giorgia Meloni ha mantenuto una posizione ferma a sostegno dell'Ucraina e in linea con le direttive della Commissione Europea. A dicembre 2024, il Consiglio dei Ministri italiano ha approvato un decreto che autorizza la fornitura di "mezzi, materiali ed equipaggiamenti" all'Ucraina fino alla fine del 2025. Meloni ha ribadito il suo impegno a sostenere l'Ucraina fino alla conclusione del conflitto. 

Inoltre, l'Italia, durante la sua presidenza del G7, ha svolto un ruolo attivo nel coordinare il sostegno internazionale all'Ucraina, contribuendo all'approvazione di un prestito da 50 miliardi di dollari per Kyiv, garantito da beni russi congelati. 

Prospettive future e stabilità del governo

La durata del sostegno italiano all'Ucraina e l'allineamento con la Commissione Europea dipenderanno da diversi fattori, tra cui l'evoluzione del conflitto, l'efficacia delle sanzioni e le dinamiche politiche interne. La resilienza mostrata finora dall'economia italiana e l'adattamento alle nuove fonti energetiche suggeriscono che l'Italia può continuare a sostenere l'Ucraina nel medio termine.

Per quanto riguarda la stabilità del governo Meloni, attualmente non ci sono indicazioni concrete che suggeriscano una crisi imminente legata alla politica estera. Tuttavia, come in ogni democrazia, la situazione politica è soggetta a cambiamenti basati su variabili interne ed esterne.

In conclusione, l'Italia ha dimostrato capacità di adattamento alle sfide poste dalle sanzioni alla Russia. La continuazione del sostegno all'Ucraina e l'allineamento con la Commissione Europea sembrano sostenibili nel breve-medio termine, ma sarà fondamentale monitorare l'evoluzione della situazione per valutare eventuali cambiamenti.

La recente decisione del G7 di erogare un prestito di 50 miliardi di dollari all'Ucraina, garantito dai proventi derivanti dai beni sovrani russi congelati, rappresenta una misura significativa nel contesto delle sanzioni internazionali imposte alla Russia. 

Utilizzo dei beni russi congelati come garanzia

Dall'inizio del conflitto in Ucraina nel 2022, diversi Paesi, tra cui quelli dell'Unione Europea, hanno congelato asset appartenenti alla Banca Centrale Russa, accumulando riserve valutarie per un totale di circa 210 miliardi di euro. L'idea alla base del prestito è di utilizzare i rendimenti generati da questi beni congelati come garanzia per finanziare l'assistenza all'Ucraina. È importante notare che, attualmente, si parla di impiegare gli interessi maturati su questi asset, non di una confisca o utilizzo diretto del capitale principale. 

Percezione russa e possibili reazioni

La Russia ha già espresso forte opposizione all'idea di utilizzare i suoi beni congelati per sostenere l'Ucraina, considerando tali azioni come illegittime e potenzialmente provocatorie. Tuttavia, l'uso dei soli interessi maturati potrebbe essere percepito come una misura meno aggressiva rispetto alla confisca totale degli asset. La reazione russa potrebbe variare in base a come queste misure saranno implementate e comunicate, ma è probabile che Mosca continui a denunciare tali azioni come ostili.

Implicazioni legali e diplomatiche

L'utilizzo dei beni congelati solleva questioni legali complesse. Alcuni Stati membri dell'UE hanno espresso preoccupazioni riguardo alla legittimità di tali azioni, temendo possibili ritorsioni legali da parte della Russia. È fondamentale che le misure adottate rispettino il diritto internazionale per evitare ulteriori escalation diplomatiche.

L'Italia, insieme agli altri membri del G7, sta valutando con attenzione le modalità di utilizzo dei beni russi congelati per garantire il sostegno finanziario all'Ucraina, cercando di bilanciare l'efficacia delle sanzioni con il rispetto delle normative internazionali e la gestione delle relazioni diplomatiche con la Russia.

Michele Interrante- Articolista
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