L'ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI E LA STIGMATIZZAZIONE DEL DISSENSO: PERCHÉ IL DOCUMENTO SUI NO-VAX È SBAGLIATO E DIVISIVO.
20.12.2024

L’Accademia Nazionale dei Lincei, un’istituzione dalla storia prestigiosa, si è recentemente pronunciata con estrema severità contro la proposta di eliminare le sanzioni per i cittadini che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale durante la pandemia da Covid-19. Il documento parla di un “potenziale impatto diseducativo” e di un pericolo per i futuri piani di preparazione pandemica. Tuttavia, ciò che colpisce di più non è il contenuto scientifico – carente di basi statistiche – bensì il tono accusatorio e l’invenzione di una narrativa divisiva volta a demonizzare una parte della cittadinanza.
Dati statistici contro le accuse morali
Innanzitutto, è fondamentale analizzare i numeri: secondo l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), il tasso di ospedalizzazione e di mortalità per Covid-19 è stato significativamente più alto nelle fasce d'età avanzate e nei soggetti con comorbidità. Questo significa che le persone più giovani e in buona salute, spesso quelle che hanno scelto di non vaccinarsi, hanno rappresentato un rischio sanitario collettivo estremamente limitato. Inoltre, i report internazionali dimostrano che la copertura vaccinale di massa ha avuto effetti positivi, ma non è stata una panacea: paesi con altissime percentuali di vaccinati, come Israele e Portogallo, hanno comunque affrontato nuove ondate significative.
Dove sono dunque i dati che dimostrano che la scelta di non vaccinarsi abbia “minato le fondamenta” della lotta alla pandemia? Non esistono. I Lincei parlano di un rischio futuro ipotetico senza fornire evidenze a sostegno di tale affermazione.
La sanzione: uno strumento educativo o punitivo?
Il documento afferma che eliminare le multe renderebbe l’obbligo vaccinale una “scelta opzionale”, ma questa interpretazione è fuorviante. Una sanzione di 100 euro – peraltro mai realmente riscossa in molti casi – non è mai stata un deterrente efficace. È stato uno strumento puramente punitivo, finalizzato a stigmatizzare chi ha scelto diversamente, spesso per motivi personali, medici o legittimi dubbi. Parlare di “impatto diseducativo” sottende l’idea che i cittadini debbano essere trattati come sudditi incapaci di discernere autonomamente, ma questa non è educazione: è imposizione.
Il linguaggio divisivo e la creazione di un nemico
Etichettare chi ha rifiutato il vaccino come “no-vax” è una semplificazione pericolosa e discriminatoria. Non tutti coloro che non si sono vaccinati sono contrari alla scienza o ai vaccini: molti hanno semplicemente valutato i rischi e benefici in base alla propria situazione. L’utilizzo di una sigla come “no-vax” – ripresa anche dai Lincei – è una strategia comunicativa volta a creare un nemico immaginario, utile per polarizzare l’opinione pubblica e distogliere l’attenzione da altre responsabilità, come la gestione lacunosa della pandemia o i ritardi nei vaccini aggiornati.
Il principio democratico della libertà di scelta
La libertà di scelta sanitaria è un pilastro di ogni democrazia. Gli obblighi sanitari devono essere giustificati da evidenze scientifiche solide, proporzionati al rischio, e accompagnati da un consenso sociale diffuso. Durante la pandemia, molte decisioni sono state prese in fretta, senza il necessario dialogo con la popolazione. La proposta di eliminare le multe è un passo verso la riconciliazione e il superamento delle divisioni create da scelte governative polarizzanti.
Un appello alla responsabilità politica e sociale
È deludente vedere un’istituzione come l’Accademia dei Lincei prestarsi a una narrazione ideologica che non tiene conto della complessità del tema. L’Italia ha bisogno di una riflessione matura sulla gestione della pandemia, non di documenti che alimentano divisioni. Piuttosto che insistere sulle sanzioni, è il momento di concentrarsi sulla ricostruzione della fiducia tra cittadini e istituzioni, promuovendo un’informazione trasparente e rispettosa delle scelte individuali.
Il documento dei Lincei è un esempio di come un approccio paternalistico e divisivo possa minare la coesione sociale. Invece di condannare una parte della popolazione, le istituzioni dovrebbero chiedersi perché così tante persone abbiano scelto di non vaccinarsi e lavorare per evitare errori simili in futuro. Le pandemie si combattono con la scienza, ma anche con il rispetto reciproco e la responsabilità collettiva.