LAVORO E PROPAGANDA: COME I DATI ISTAT NASCONDONO LA CRISI OCCUPAZIONALE ITALIANA.

21.12.2024
Occupazione e Disoccupazione in Italia: Il Grande Inganno dei Numeri

Mentre i dati ufficiali sembrano dipingere un quadro positivo del mercato del lavoro italiano, la realtà percepita dai cittadini racconta una storia ben diversa. L’Istat e altre fonti istituzionali riportano un tasso di disoccupazione sceso al 5,8% a ottobre 2024, il più basso dal 1983, e un aumento degli occupati di 47.000 unità rispetto al mese precedente. Tuttavia, dietro questi numeri si nasconde una verità molto meno rassicurante, che merita di essere analizzata con rigore e spirito critico.

I numeri non dicono tutta la verità

1. Posti di lavoro creati? Un saldo ben misero
Secondo i dati ufficiali, a ottobre il numero di occupati è aumentato di 47.000 unità. Ma quanti di questi nuovi posti di lavoro sono stabili? E quanti, invece, sono contratti a termine o lavori autonomi precari? L’Istat conferma che gran parte di questo incremento deriva da contratti temporanei, mentre i lavoratori con contratti a tempo indeterminato restano una minoranza. Inoltre, se consideriamo che contemporaneamente il numero di inattivi è aumentato di 28.000 unità, il saldo netto tra nuovi posti di lavoro effettivi e perdita di partecipazione al mercato del lavoro è decisamente meno incoraggiante.

2. La disoccupazione cala, ma perché?
Il tasso di disoccupazione al 5,8% può sembrare una vittoria. Tuttavia, questa riduzione non significa necessariamente che più persone abbiano trovato lavoro. Molti disoccupati, scoraggiati, smettono di cercare lavoro e passano nella categoria degli inattivi, che ora rappresentano il 33,6% della popolazione tra i 15 e i 64 anni. Questo dato, in crescita rispetto al mese precedente, evidenzia un fenomeno preoccupante: sempre più italiani rinunciano a partecipare attivamente al mercato del lavoro.

3. La precarietà regna sovrana
La qualità del lavoro in Italia continua a peggiorare. Contratti a tempo determinato, lavori part-time involontari e redditi insufficienti sono la norma per molti lavoratori. Un dato allarmante emerge dall’Osservatorio INPS: il 30% dei lavoratori dipendenti guadagna meno di 10.000 euro lordi all’anno, una cifra che non permette di vivere dignitosamente, specialmente in un contesto di inflazione crescente.

La realtà percepita dagli italiani

Non sorprende che, nonostante i dati apparentemente positivi, la percezione comune sia quella di un mercato del lavoro in crisi. Questa discrepanza deriva da vari fattori:

Stagnazione salariale: Il potere d’acquisto dei lavoratori è diminuito drasticamente negli ultimi anni.

Crescita del costo della vita: Inflazione e aumento delle bollette energetiche hanno aggravato le difficoltà economiche delle famiglie.

Disparità territoriali: Il tasso di occupazione al Sud resta significativamente più basso rispetto al Centro-Nord, creando ulteriori tensioni sociali.


Smascherare le menzogne con i dati

L’aumento di 47.000 occupati a ottobre è stato accompagnato da una riduzione di 58.000 disoccupati e da un incremento di 28.000 inattivi. Questo significa che molti italiani non hanno trovato lavoro, ma hanno semplicemente smesso di cercarlo.

I lavoratori a tempo indeterminato sono cresciuti solo marginalmente, mentre i contratti precari rappresentano la maggioranza delle nuove assunzioni.

Il tasso di occupazione, al 62,5%, è ancora lontano dalla media europea del 70%.


Conclusione: un mercato del lavoro fragile e ingannevole

L'Italia è lontana da una reale ripresa occupazionale. I dati trionfalistici che vengono sbandierati non riflettono la precarietà, la diseguaglianza e l’insicurezza economica che caratterizzano la vita di milioni di lavoratori. È tempo di smettere di celebrare numeri fuorvianti e di affrontare con onestà e coraggio le vere sfide: creare lavoro stabile, garantire salari dignitosi e favorire una partecipazione attiva al mercato del lavoro.

Finché le politiche economiche continueranno a favorire un sistema basato sulla precarietà e sull’illusione statistica, il divario tra i numeri ufficiali e la realtà vissuta dai cittadini non farà che aumentare. Il compito della politica, e di chi ne ha la responsabilità, è smascherare queste false narrazioni e lavorare per un cambiamento reale e concreto.
Michele Interrante- Articolista
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