PESTICIDI E POLITICHE UE: TRA RICERCA E CONTRADDIZIONI.
14.01.2025

Le contraddizioni dell’Unione Europea nel settore agricolo e ambientale emergono con forza quando si affronta il tema dei pesticidi. Da un lato, si promuovono strategie ambiziose come il progetto FORTUNA e la visione del Green Deal Europeo, che puntano a ridurre l’uso di pesticidi chimici del 50% entro il 2030 per tutelare la salute e l’ambiente. Dall’altro, il Parlamento Europeo ha respinto lo scorso novembre l’obiettivo vincolante di questo taglio, cedendo alle pressioni delle lobby agricole e chimiche.
Questa incoerenza si manifesta non solo nelle politiche interne, ma anche nel commercio internazionale. L’UE esporta regolarmente pesticidi vietati all’interno del proprio mercato unico verso Paesi terzi, ignorando le devastanti conseguenze ambientali e sanitarie che tali sostanze provocano. Come denunciato da Greenpeace, questi pesticidi spesso ritornano in Europa attraverso i prodotti agricoli importati, esponendo i cittadini a rischi inaccettabili.
La questione non è solo tecnica o politica, ma etica. È giusto che l’Europa, che si vanta di essere un leader mondiale nella sostenibilità, permetta tali pratiche? L’ipocrisia di vietare l’uso interno di sostanze tossiche mentre si consente la loro esportazione getta un’ombra sull’intero sistema normativo comunitario.
In questo contesto, iniziative come il seminario organizzato dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa rappresentano un’importante occasione di dialogo e approfondimento. Coinvolgere agricoltori, agronomi e altri stakeholder è fondamentale per individuare soluzioni concrete e sostenibili, ma non basta. Perché questi sforzi abbiano un reale impatto, serve il coraggio politico di tradurre la ricerca in misure legislative vincolanti.
La strada è chiara: armonizzare le politiche agricole per ridurre la dipendenza dai pesticidi, rafforzare i controlli sulle importazioni, promuovere alternative sostenibili e sensibilizzare i consumatori. Tuttavia, senza un cambio di paradigma e una maggiore coerenza tra principi dichiarati e azioni concrete, l’Europa rischia di perdere la propria credibilità come modello globale di sostenibilità.
Come ci ricorda l’aforisma di Guido Morselli: “Negli uomini non esiste veramente che una sola coerenza: quella delle loro contraddizioni.” È tempo che l’Unione Europea dimostri che questa non è una regola assoluta e agisca con responsabilità, per il bene dell’ambiente e delle generazioni future.