Protezionismo USA, l’Italia tra due fuochi economici

28.01.2025
Le nuove politiche protezionistiche promesse da Donald Trump rischiano di colpire duramente l'economia italiana, aggravando un contesto internazionale già segnato dalle tensioni con la Russia. I due scenari delineati da Prometeia offrono un quadro chiaro dei potenziali danni: un aumento tariffario del 10% sulle esportazioni italiane negli Stati Uniti potrebbe costare tra i 4,12 e i 7,2 miliardi di euro all'anno, con conseguenze pesantissime per settori chiave come moda, agroalimentare e meccanica. A ciò si aggiungono quasi 2 miliardi di dollari già pagati in dazi sul mercato americano nel 2023, un aggravio non più sostenibile per le imprese italiane.

Gli Stati Uniti sono il secondo mercato di sbocco per i prodotti italiani, dopo la Germania, e rappresentano circa il 10% delle nostre esportazioni totali. Questo dato, che nel 2023 ha superato i 67 miliardi di euro, è una colonna portante della bilancia commerciale italiana. Tuttavia, l’eventuale applicazione di dazi generalizzati rischia di ridurre significativamente la competitività del Made in Italy negli USA, con effetti a catena sull’occupazione, sulle entrate fiscali e sulla tenuta del sistema produttivo.

L’Italia nella morsa USA-Russia

A complicare il quadro c'è il deterioramento dei rapporti con la Russia, storico partner commerciale per il settore energetico e agroalimentare. Le sanzioni e le restrizioni al commercio con Mosca hanno già causato una perdita di oltre 7 miliardi di euro dal 2014, secondo i dati di Coldiretti, colpendo duramente l’export di vino, formaggi e altri prodotti di punta. Di fronte a questa “stretta a tenaglia” tra USA e Russia, l’Italia rischia di trovarsi senza vie di fuga, con un impatto devastante sul tessuto sociale ed economico.

Le imprese italiane, in particolare le piccole e medie, che costituiscono oltre il 95% del nostro sistema produttivo, potrebbero non reggere a lungo queste pressioni. L’aumento dei costi di produzione dovuto ai dazi, unito alla crisi energetica e all'inflazione, rischia di tradursi in chiusure aziendali, disoccupazione e tensioni sociali crescenti. Già oggi, l’ISTAT stima che il tasso di disoccupazione si attesti al 7,4%, ma con un possibile incremento nel caso in cui si concretizzassero gli scenari peggiori.

Il rischio di una crisi sociale

Le conseguenze economiche di queste politiche protezionistiche potrebbero innescare problemi sociali gravi. La perdita di posti di lavoro in settori chiave potrebbe alimentare il malcontento, già diffuso in molte aree del Paese, in particolare nelle regioni dove la dipendenza dall'export è più alta, come Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna. A rischio è anche il sistema del welfare, già sotto pressione, che si troverebbe a dover affrontare un numero crescente di famiglie in difficoltà.

Le risposte necessarie

L’Italia deve agire su più fronti per evitare di essere travolta:

1. Diplomazia commerciale: È fondamentale che il nostro Paese, insieme all’Unione Europea, negozi con gli Stati Uniti per scongiurare l’aumento dei dazi e stabilire relazioni più equilibrate. La priorità deve essere proteggere il Made in Italy da misure che ne minano la competitività.

2. Diversificazione dei mercati: Ridurre la dipendenza da mercati come USA e Russia è ormai una necessità strategica. I mercati emergenti in Asia, Africa e America Latina rappresentano opportunità da cogliere con investimenti mirati e politiche di sostegno alle esportazioni.

3. Sostegno interno alle imprese: È urgente adottare politiche che aiutino le aziende italiane a innovare, digitalizzarsi e resistere agli shock globali. Incentivi fiscali, accesso agevolato al credito e investimenti nelle infrastrutture sono essenziali.

Conclusione

La crisi globale che si delinea all’orizzonte richiede una risposta rapida e coordinata. L’Italia rischia di trovarsi stretta in una morsa economica senza precedenti, con effetti devastanti su imprese e famiglie. Per evitare che il protezionismo americano e le tensioni con la Russia si traducano in un disastro economico e sociale, è necessario un cambio di passo deciso nelle politiche commerciali e industriali. È in gioco non solo il futuro del Made in Italy, ma anche la stabilità sociale ed economica del nostro Paese.
Michele Interrante- Articolista
Tutti i diritti riservati 2024
Creato con Webnode Cookies
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia