QUALE EUROPA VOGLIAMO? UN’UNIONE PIÙ EQUA, MENO BUROCRATICA E PIÙ VICINA AI CITTADINI.

08.02.2025
L’Unione Europea è una grande realtà economica e politica, ma da troppo tempo appare lontana dai bisogni reali dei cittadini e delle economie locali. L’Italia, come altri Paesi membri, si scontra spesso con vincoli imposti da Bruxelles che sembrano più favorire la grande finanza e la tecnocrazia che il benessere delle persone. La crisi economica, le difficoltà delle imprese, l’agricoltura in sofferenza e le rigidità burocratiche hanno alimentato un crescente scetticismo verso le istituzioni europee. Ma invece di pensare a uno scioglimento dell’Unione, la vera sfida è riformarla profondamente, affinché diventi più equa, meno burocratica e più attenta agli interessi di tutti i suoi membri.

Un’Europa delle nazioni, non dei burocrati

Uno dei problemi più gravi dell’UE è l’eccessivo potere della burocrazia rispetto alla sovranità degli Stati. Oggi molte decisioni fondamentali vengono prese da organismi non eletti dai cittadini, come la Commissione Europea, mentre i parlamenti nazionali hanno sempre meno margine di manovra. Serve una riforma che riequilibri il potere decisionale, restituendo centralità ai parlamenti nazionali e riducendo il ruolo delle istituzioni non democratiche.

L’Europa dovrebbe essere una confederazione di nazioni sovrane che collaborano su temi chiave, come la sicurezza, la ricerca, la politica industriale e la difesa dei confini, senza imporre dall’alto regole inutilmente rigide su ogni settore dell’economia e della vita quotidiana.

Meno burocrazia, più sviluppo

La burocrazia europea è un freno allo sviluppo. Le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, sono soffocate da regolamenti complessi che spesso favoriscono le grandi multinazionali a discapito degli operatori locali. È necessario semplificare le normative, rendere più rapido e trasparente l’accesso ai fondi europei e garantire che questi fondi siano realmente utilizzati per creare occupazione e crescita nei territori.

Inoltre, vanno riviste le politiche economiche dell’UE, spesso basate su vincoli di bilancio rigidi che penalizzano gli investimenti pubblici in infrastrutture, sanità e istruzione. L’austerità imposta in passato ha dimostrato di essere fallimentare: l’Europa deve diventare un motore di crescita, non un freno per gli Stati membri.

Un’Europa che difenda i suoi cittadini e le sue imprese

L’UE dovrebbe tutelare con maggiore forza le proprie economie e i propri lavoratori, evitando che le regole del mercato unico favoriscano la delocalizzazione delle aziende e il dumping salariale. Oggi molte imprese si spostano in paesi dove il costo del lavoro è più basso, lasciando disoccupazione e crisi nei territori d’origine. Serve un’armonizzazione fiscale e salariale che eviti squilibri tra i Paesi membri e protegga il lavoro in Europa.

Anche in campo agricolo e commerciale, l’UE deve cambiare rotta. Gli accordi con Paesi extraeuropei spesso penalizzano i produttori locali, favorendo importazioni di bassa qualità e concorrenza sleale. È indispensabile proteggere le eccellenze del Made in Italy e delle altre economie nazionali, garantendo regole commerciali più giuste.

Un’Europa che funzioni per tutti

L’Europa che vogliamo non è un super-stato centralizzato, ma una comunità di nazioni che cooperano nel rispetto delle proprie identità. Un’Europa che protegga i cittadini e non le élite finanziarie, che incentivi lo sviluppo economico anziché limitarlo, che promuova un progresso equo senza creare divari tra i suoi membri.

Riformare l’Unione Europea non è impossibile, ma serve la volontà politica di cambiare le cose. Non si tratta di essere “pro” o “contro” l’Europa, ma di costruire un’Unione che funzioni davvero per tutti. L’Italia, con il suo ruolo strategico, può e deve essere protagonista di questa trasformazione.

Michele Interrante- Articolista
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