REFERENDUM A RISCHIO FLOP? LA SCELTA DEL GOVERNO POTREBBE AFFOSSARE L'AFFLUENZA!
18.03.2025

Oggi affrontiamo una questione cruciale per la nostra democrazia: la scelta delle date dei referendum e il loro impatto sull'affluenza alle urne.
Recentemente, il governo Meloni ha stabilito che i cinque referendum abrogativi sulla cittadinanza e sul lavoro si terranno domenica 8 e lunedì 9 giugno, in concomitanza con gli eventuali ballottaggi delle elezioni comunali. Questa decisione ha suscitato critiche da parte dei promotori dei referendum, i quali sostengono che tale scelta possa penalizzare la partecipazione popolare. Riccardo Magi, segretario di Più Europa e promotore del referendum sulla cittadinanza, ha affermato che il governo ha scelto la data "più sfavorevole per la partecipazione popolare", proponendo invece l'abbinamento con il primo turno delle amministrative del 25 e 26 maggio.
Il ministro per gli Affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione, Tommaso Foti, ha replicato sottolineando che storicamente i referendum si sono sempre tenuti a giugno, spesso in concomitanza con i ballottaggi, e che l'affluenza dipende dall'importanza dei quesiti, non dal giorno del voto.
Ma cosa ci dicono i numeri?
Storicamente, in Italia si sono svolti 72 referendum abrogativi in 18 tornate elettorali. Nelle prime nove tornate, solo in un'occasione non è stato raggiunto il quorum del 50% più uno degli aventi diritto. Tuttavia, dal 1997 ad oggi, solo i quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011 hanno superato tale soglia. In particolare, i referendum sulla giustizia del giugno 2022 hanno registrato un'affluenza di poco superiore al 20%, la più bassa nella storia repubblicana.
Analizzando l'affluenza in base al mese, emerge che quando si è votato a giugno, la partecipazione è stata mediamente più bassa rispetto ad aprile e maggio. Su 18 tornate referendarie, 11 si sono tenute a giugno, tre a maggio, tre ad aprile e una a novembre. Le ultime sette tornate su dieci si sono svolte a giugno.
L'abbinamento dei referendum con altre elezioni, come le comunali, ha mostrato un effetto positivo sull'affluenza. Nel giugno 2022, nei comuni dove si è votato solo per i referendum, l'affluenza è stata del 16%, mentre nei comuni con elezioni comunali concomitanti ha raggiunto il 51%, superando il quorum. Tuttavia, questo "effetto traino" è più significativo quando il referendum è abbinato al primo turno delle amministrative, poiché non tutti i comuni vanno al ballottaggio e, in alcuni casi, l'affluenza al secondo turno tende a calare.
Per le prossime elezioni, le amministrative coinvolgeranno 122 comuni nelle regioni ordinarie, un numero inferiore rispetto al 2022, quando furono oltre 800. Questo potrebbe ridurre ulteriormente l'effetto traino sull'affluenza ai referendum.
È importante notare che, mentre il ministro Foti attribuisce l'affluenza all'importanza dei quesiti, questa valutazione è soggettiva e difficile da quantificare. Tuttavia, i dati mostrano che quando si vota su più quesiti, l'affluenza tende ad aumentare, probabilmente perché si attirano elettori interessati a temi diversi.
In conclusione, la scelta di fissare i referendum per l'8 e 9 giugno, in concomitanza con i ballottaggi delle comunali, potrebbe effettivamente penalizzare l'affluenza, considerando la storica diminuzione della partecipazione in queste circostanze e il numero limitato di comuni coinvolti. Sebbene il governo sostenga che votare a giugno sia la norma, i dati suggeriscono che l'abbinamento con il primo turno delle amministrative avrebbe potuto favorire una maggiore partecipazione popolare.